La memoria olfattiva

Memoria olfattivaVagando qua e là sul web cercavamo qualcosa che desse importanza agli odori, quelli che ci servono per scoprire e degustare un buon vino. Ci siamo rese conto che per noi cittadini, cresciuti tra smog, vizi, e assenza dei naturali odori della natura è molto difficile poter individuare i profumi che compongono l’armonia e la complessità di un vino.
La memoria olfattiva è importantissima e se non lo avete ancora fatto potrete crearvene una con un pò di piacevole ricerca e un pizzico di fantasia! Uscite dalla città, andate in un orto, annusate tutto quello che vi capita, cogliete una manciata di terra e sentite da vicino di cosa sa!
Nel frattempo se avete voglia, leggete qualche stralcio dal blog che abbiamo scoperto dove Rosaria Cavalieri (più sotto abbiamo scritto chi è) ci da un saggio sull’olfatto e sui suoi poteri magici evocativi… utilissimo!

Quando di un antico passato non sussiste niente, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore restano ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo.
Marcel Proust

L’olfatto: il senso privilegiato dalla memoria
Quante volte abbiamo sperimentato, per lo più inconsapevolmente, l’incredibile capacità degli odori di risvegliare in un istante e d’improvviso un’esperienza passata e radicata nel fondo della nostra memoria? Come una scintilla, un certo profumo casualmente risentito a distanza di anni può immediatamente ridestare in noi un’ondata di ricordi sopiti, lasciando riaffiorare, con dovizia di particolari, esperienze della nostra esistenza passata che ci sembravano definitivamente rimosse.
L’odore è infatti il più grande alleato dei ricordi: ci permette di viaggiare nel tempo e perciò fa sì che l’olfatto venga eletto a senso privilegiato dalla memoria. Un odore o un profumo già sentiti hanno l’impareggiabile potere di rimaterializzare anche i nostri ricordi intimi, di renderci presenti eventi lontani, riportandoci improvvisamente a una scena dell’infanzia, a un paesaggio o a un episodio della nostra vita passata – rievocato con ricchezza di particolari attraverso una semplice zaffata – e innescando, a seconda dei casi, la nostra nostalgia, la nostra malinconia, la nostra gioia o la nostra tristezza. Nessun altro dato sensoriale è altrettanto memorabile di un odore, altrettanto resistente al logorio del tempo, altrettanto evocatore del passato e altrettanto capace di sollecitare tutti gli altri sensi.

“… Le ricerche attestano che gli esseri umani, ancorché siano capaci di individuare un odore anche da un semplice indizio, spesso non dimostrano altrettanta prontezza identificativa davanti ad aromi facilmente riconoscibili. Identificare un odore significa infatti riconoscerlo, rendersi conto cioè di averlo già sentito, ricondurlo a una classe ed estrarre contestualmente dalla memoria semantica un’etichettatura pertinente con cui designarlo: un processo cognitivo cui le donne sembrano in genere più inclini degli uomini, probabilmente per fattori ormonali, cerebrali (il cervello femminile vanta, a quanto pare, una migliore interazione tra i due emisferi) e sociali (la scelta e la preparazione degli alimenti e l’esperienza cosmetica, tenendo le donne più frequentemente a contatto con gli aromi, con i profumi e con gli unguenti, ne rende più affilata la sensibilità olfattiva; Engen 1982: 156-57; Zucco 1988: 49-51; Brand 2001: 57-59; Vroon et al. 1994: 98-101). Spesso siamo incapaci di identificare persino un profumo familiare come quello di una rosa, quando la rosa non è presente. Un dato che stride con la tenacia della memoria olfattiva è infatti il suo sottrarsi alla verbalizzazione, la sua ostinata alinguisticità. Trasporre un odore in parole è un compito cognitivo complicato peraltro dalla mancanza di un adeguato sistema di classificazione entro cui ordinare gli odori e di un lessico olfattivo saldamente condiviso. Persino le fragranze più quotidiane, come quella del caffé o quella della cioccolata, risultano difficilmente descrivibili.
Ancorché impreciso e instabile, il vocabolario degli odori non è tuttavia povero, dal momento che può attingere alla ricca nomenclatura delle fonti odorose e alle risorse proprie della creatività linguistica: similitudini, metafore, metonimie, perifrasi. Una sua caratteristica ineliminabile è però la notevole variazione definitoria interindividuale: per es., alcune persone definiscono l’odore di eugenolo come ‘odore del chiodo di garofano’, altre persone lo definiscono come ‘odore del dentista’, altre ancora come ‘odore speziato o chimico’ (Rouby, Sicard 1997: 61-2). Non pochi studi attestano che le performances dei soggetti impegnati nella comparazione o nella scelta multipla – dove occorre identificare odoranti presentati contemporaneamente – sono migliori di quelle dei soggetti impegnati nell’identificazione libera. Altrettanto efficaci sono le risposte dei soggetti il cui compito identificativo viene facilitato attraverso la presentazione di odoranti familiari oppure di odoranti sui cui vengono offerti suggerimenti sensoriali (per es. l’associazione con un’immagine della loro fonte) o linguistici (per es. l’indicazione dei nomi) o, insieme, sensoriali e linguistici (per es. l’associazione con la fonte e, insieme, l’indicazione del nome)… ”

Rosalia Cavalieri ha ricevuto il premio per la “Cultura dei linguaggi” in occasione della manifestazione Olio Officina Food Festival del 2015 – Condimenti per il palato & per la mente ideato e diretto da Luigi Caricato –  svoltasi a Milano nel gennaio 2015. Un prestigioso riconoscimento che negli anni scorsi è andato a grandi personalità come Gualtiero Marchesi, o Pietro Leemann.
Rosaria Cavalieri ha avuto il merito di aver reso fruibili conoscenze sino ad ora riservate a studiosi. Con i suoi libri ha introdotto un nuovo modo di leggere e interpretare la realtà dei segni, restituendo al gusto e all’olfatto la loro atavica ed importante dignità.
Rosalia Cavalieri è professore associato di Filosofia e teoria dei linguaggi alla facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Messina. Ha scritto saggi quali:

Gusto, l’intelligenza del palato
E l’uomo inventò i sapori
Storia naturale del gusto
Il naso intelligente. Che cosa ci dicono gli odori
Laterza, Roma-Bari 2009.

La foto è stata rubata al sito: pazienti.it