Uno degli argomenti più dibattuti nel mondo del vino è: tappo a vite o tappo di sughero?
Difficile controversia…
La tremenda piccola infezione causata dal fungo Armillaria mellea (e il 2,4,6-tricloroanisolo è la sostanza che conferisce il cosiddetto sentore di tappo nel vino) non da speranze, il vino sa di tappo. La contaminazione avviene durante il processo di sterilizzazione del tappo, e non c’è molto da fare per evitarla se non selezionare attentamente il tipo di sughero e fare mille controlli. Eppure in passato qualcuno si è occupato del problema e avrebbe anche trovato la soluzione: il tappo a vite.
L’industria in passato ha reagito molto lentamente alla richiesta dei produttori di vino di trovare un’alternativa e così di acqua ne è passata sotto i ponti…
Però avrete notato che ultimamente si vedono in giro parecchi tappi a vite.
Siete preoccupati? No, non avverrà da un giorno all’altro anche se in Svizzera già se ne usano più di 15 milioni all’anno.
Gli Usa si avvicinano ai 10 milioni.
Molti produttori di alto livello negli Stati Uniti si stanno per fare il grande salto e hanno già imbottigliato il 50%
del loro vino con tappi Stelvin (il più noto sistema di tappo a vite negli Usa). Alcuni produttori hanno completamente rinunciato all’uso del sughero! E molti realmente pensano che i tappi a vite siano la miglior chiusura per il vino. Ma si sà il Nuovo Mondo è decisamente meno attaccato alle tradizioni di noi occidentali.
Tuttavia vi è ancora qualche dubbio per esempio sull’invecchiamento del vino in bottiglia. E’ naturale pensare che il tappo di sughero lasci respirare il vino mentre si hanno scarse prove sulla stessa abilità del tappo a vite in lunghi periodi d’invecchiamento.
Però senza voler influenzare il parere di chichessia riportiamo da un articolo letto su intravino.com alcuni risultati di un esperimento effettuato dall’ Australian Wine Research Institute durato 125 mesi (10 anni e 5 mesi)
Il risultato? In breve il tappo a vite ha prodotto una conservazione perfetta, nessuna ossidazione prematura, praticità e zero sentore di tappo o seccumi inaspettati. I tappi sintetici hanno ceduto dopo 28 mesi, gli altri a seguire. Il dott. Jamie Goode, giornalista inglese e degustatore di fama, ha seguito l’esperimento da esterno confermando come l’assaggio del vino tappato a vite sia stato migliore degli altri.
Ma perché il tappo a vite non ha veramente mai riscosso il dovuto successo?
Abbiamo trovato sul web un interessante studio (probabilmente una tesi universitaria) sul fallimento del tappo a vite nell’industria del vino dagli anni ’70 in poi.
Sembra che i motivi siano da imputare alla scarsa assertività dei promotori di quello che ai tempi era una vera e propria innovazione tecnologica. In pratica il tappo a vite non ha convinto né gli scommettitori del business né la massa dei fruitori che ha continuato ad associare il tappo a vite al vino di scarsa qualità o ai vini serviti sugli aerei.
E beh, ancora oggi facciamo fatica a comprare un vino d’etichetta che ha lo stesso tappo di un bottglione di vino da tavola posto sullo scaffale in basso di un grande supermercato!
Per chi avesse voglia di cimentarsi in iglese si può scaricare lo studio The failure of a wine closure innovation. Molto interessante!
Ma attenzione! Forse vi è un’inversione di tendenza, sono proprio i nuovi, piccoli, bio, giovani produttori e le enoteche/vinerie che si stanno riavvicinando allo screw cap.
Quindi non sorprendetevi se troverete un cerasuolo d’abruzzo di buonna annata a più di 20 euro… con il tappo a vite.
I tempi stanno per cambiare ma… tut a post! Ci abitueremo.
Fonti:
http://www.gayot.com/wine/feature/screw-caps-cork.html
http://www.intravino.com/primo-piano/il-tappo-a-vite-e-la-chiusura-definitiva-per-qualsiasi-bottiglia-di-vino/